8.11.2011

Inseguendo una libellula



C’era una volta una bella, elegante e lucente libellula…
Aveva il corpo turchese, contornato da un azzurro smeraldo e avvolto in due bellissime ali rosa.
Non era un libellula qualsiasi. Lei sapeva che dietro al suo aspetto così affascinante si celava una vita tanto breve e tanto precaria da poter essere spezzata in ogni momento. Ed era una delle poche, forse l’unica ad essere cosciente di ciò. Ogni volta che lei volava, ogni volta che si posava su un fiore sapeva di immergersi in un mondo tanto crudele e cattivo, quanto imprevedibile e incontrollabile.
Ma ciò non sembrava rappresentare un problema per lei, perché lei era decisa a non spaventarsi ad ogni movimento. Non avrebbe vissuto nel terrore di fare un passo avanti, né indietro. Avrebbe sempre seguito il suo cuore e vissuto così come i suoi sentimenti le avrebbero chiesto di fare.
Come quella volta, ad esempio, in cui il suo istinto l’aveva portata a volare lontano dallo stagno, cullata da un profumo di rosa selvatica. La libellula si era così allontanata ad occhi chiusi, aprendo le sue ali rosee al vento e alla rugiada di una splendida mattina d’estate. Non poteva fermarsi, il richiamo della natura era potente e la avvolgeva come la musica di un pianoforte culla chi la ascolta. La sua musica era quel profumo, così dolce e così forte. Già poteva immaginarsi dov’era diretta ma non avrebbe rovinato la sorpresa aprendo gli occhi; avrebbe aspettato l’ultimo attimo possibile prima di posarsi su una di queste rose selvatiche tanto amate.
Perché lei riusciva ad essere così libera? Perché non era come tutte le altre libellule? Perché l’unica sua preoccupazione non era depositare le sue uova e attendere la fine dei suoi giorni in pace?
Perché quella era la sua pace. Assaporare tutto quello che c’era di bello intorno a lei. Assorbire i profumi, gli odori, il sole, il verde della palude e l’azzurro del cielo. Tutti colori che lei conosceva bene e che l’avevano aiutata a vivere nonostante la paura di morire ad ogni volo. Ma lei sapeva che la sua vita non poteva essere che quella, che avrebbe dovuto assaporare tutto ciò che poteva, prima di andare altrove e vivere per sempre con i ricordi di quei profumi e quella natura crudele e splendida che la circondava.
Chiunque vorrebbe essere quella libellula.

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